sabato 31 gennaio 2009

Mpore wararaye


Mpore mpore mpore
mpore wararaye
mpore mpore mpore we
mpore wararaye...


Scorgo solo ora, umido di vita, il ruvido contorno delle tue terre, gemme invise a un cielo che non mi è lontano. Qui, tra le anse di un fiume pago d'austera maestà, inseguo avida la vita. Fu la morte: caricò di salsedine lo stormire del tuo silenzio. Ma è da te, immortale, ch'ora imparo l'aurora d'un più antico destino. Bellezza nobile e ignara, danza ancora coi sandali di un'ingrata giovinezza. Del tuo sacro fiume bagna le sabbie del mio tempo: segna in esse ciò che chiami vita, perché ogni nome, dimenticato, vi riposi. E sciogli l'eco dei venti: rechino al mare il canto ch'al grembo della nostra notte profetò aure di pace e di speranza.

sabato 24 gennaio 2009

All'Africa, lungi dal mondo


Smarriti come sogni
dispettosi nella coltre
dell'aurora ti cerchiamo
eredi d'un cupo tramonto.
Qual che sia il tuo mistero
l'avremo: presago ed avvinto
il cuor si rinnova di te
che ne revochi ingenuo
il destino. Dall'Africa
lungo il cammino
t'ho avuto, all'Africa
lungi dal mondo ti porto:
sia tuo, te lo chiedo, quel fato
che t'ebbi a donar
purché sia vagabondo

martedì 20 gennaio 2009

Sei nata per me


Sei nata per me, luce che infiammi l'argento del cielo. Da un grembo di terra fedele t'ho avuta, aurora di quiete che sorgi, serena, tra spoglie di buio e d'oblio. Fragile come brina d'estate, espande il suo chiarore il tuo mattino: ed ecco, t'avemmo, ninfea del mar ch'Iddio tracciò di sabbia ancor che solo il cielo a te d'onor fosse sembiante. Amore amante, trepida stella ch'audace già sfidi la falce della luna, il cuore mio s'addorma a te d'accanto. Sogni del tuo sogno il tempo, e 'l manto suo ti copra d'ogni pace. Tace quivi il mondo: colga sol dal guardo tuo dell'attimo verace il tardo onor d'un gemito profondo.

sabato 17 gennaio 2009

Sii l'Eterno




Ci scruti, timida ombra,
mentre l'umido smeriglio
del sole sposa i tuoi occhi
e c'illumina di te.

Rapite dall'urna della notte,
furon perle che cupido
il mare affidò a spiagge d'arena
e di basalto: le raccolsi,
ospite pavido cui l'inverno
chiese il canto d'una vita
troppo amara.

Io lo so: t'onora,
sazio anch'esso di presagi,
l'Arco che sulle nubi
ci parlò di pace: alla grazia
del suo iride aggiungi
la brezza che spira dall'ebano,
nobil dignità che l'oceano
dei tuoi occhi ancor concede
all'agonia dei giorni.

Non il sangue sia diadema
alla tua notte: sorgi, e dona
nettare di luna al cielo
ch'è rinato al tuo sorriso.

A te verrò, giardino erboso:
dalle radure della tua estate
attenderò, redento, gemme
di rugiada. Antico
è l'onore che ti serbo:
sii corona, sii speranza,
sii l'Eterno.

giovedì 15 gennaio 2009

A Donatien


Leggo di te sulle dure pagine di un libro di dolore. Scorro date senza memoria, abbandonato a ricordi non miei. Terse, le tue lacrime solcano il mio viso, sussurrando nomi che la tua voce, mai tanto mia, fa vibrare d'incenso e di preghiera.

"...the killing left 1.070.000 people dead. Rwandan society as a whole would have to live with the aftermath of this trauma: over 300.000 orphans..."

In calce, indelebile come un'unzione, la cupa traccia dell'inchiostro annuncia il tuo nome. Mentre osservo, in balia di una cruda dolcezza, la luce dei tuoi occhi invade i miei. L'eco del tuo nome, naufraga tra le note di una partitura scomposta, vomita volti e luoghi cari, grida e canti di bambini, lunghi silenzi in trepida attesa di un'auto lontana.

Fui io a vederla: la cicatrice che scalfì la tenera giovinezza di chi ami è ora pegno del tuo dono per me. Ne avrò cura, come tenero il giorno lambisce l'ultimo raggio delle stelle, prima ancora che sia domani e la vita soffochi nell'oblio il buio della notte ch'è passata.

Oltre il tempo, oltre i margini foschi del cielo, chiamaci ancora per nome: abbi cura di noi, gracili steli nutriti d'erica e d'autunno. Sorridici: sei per noi. Sei papà. Per sempre.

martedì 13 gennaio 2009

Pays des Mille Collines


- Ijoro ryiza, ndagukunda...
- Urakoze... nanjye. Ni ah'ejo.

Gli occhi, pesanti, si posano sulla mappa sbiadita. Esploro con l'acribia del pioniere i contorni incerti del Kivu. Lo sguardo, dispettoso e inquieto, accarezza le nebbie della foresta, mentre il profilo tagliente dei Virunga rinnova l'incanto di un mondo antico. Non ho freddo: il sorriso di un nobile cielo punteggia lo specchio lucente dell'acqua. Come spade forgiate dal vento, fili di nubi fendono un'alba di pace.

Ti cerco, affamato di vita. A nord, dove intrepide nascon le stelle, Gisenyi mi parla di te. Della casa che ti vide al mondo, in una terra promessa al nostro destino. Delle mille colline che in silenzio mi conducono alla tua porta, mendicante delle note di cui cantò, il dì che ti vidi, il volgersi del tempo.

Lontano, increspati da un quieto mattino, gusci di terra intessono spore d'argento. La tua è la mia pace.

- Ni ah'ejo, tesoro... ndagukunda cyane

Dovrai sempre aspettarmi...


Leggo le poche righe con cui ti congedi da me,
paghi di una giornata trascorsa insieme.
"Mi hai aspettato, e hai fatto bene... Ma dovrai farlo sempre..."

Il primo giorno in cui mi parlasti del tuo paese seppi che tutto vi si muove senza fretta, con la grazia antica di chi ha vissuto una storia di lacrime e ora indulge nella tiepida pace della consolazione.

Chissà... i vostri dei non scagliano, forse, tuoni roboanti tra selve di cristallo, né ordiscono arabeschi di calce e d'avorio. Ciò che per noi è l'opaca patina di una metafora per voi è la traccia, fragile eppur vera, di una realtà che abbiamo dimenticato.

"Scorrere" è là solo il ritmo cadenzato del fiume,
giocoso d'intarsi tra fronde e selciati.
"Scorrere" è qui la sfiancante tortura del tempo:
noi non lo abbiamo, e lui non ci ha.

Aspettare, non per vincere, non per avere.
Aspettare... come se sapessimo veramente farlo.

Aspettami: lo chiedo io a te, stella di una Notte
che tremula vide il riposo di un Dio.
Aspettami nella tua terra: imparerò dal silenzio
l'attimo che spira immune al tracollo del tempo.

lunedì 12 gennaio 2009

Da dove...e perché


Un motivo per iniziare un nuovo blog?

progettare un sogno
raccontare un'idea
fissare un'emozione
raccogliere foto, pensieri, silenzi e parole
dipingere nuove terre e salutare nuovi volti
prima ancora d'incontrarne uno
spendersi per nuovi amici e portar loro quel che sei
prima ancora di conoscerli davvero
viaggiare o restar qui
interrogando la sabbia e il vento
su una terra che Dio ha scelto come giaciglio
per la notte del suo riposo.

Il mio è tutto questo insieme.

Si chiama Rwanda.