giovedì 15 gennaio 2009

A Donatien


Leggo di te sulle dure pagine di un libro di dolore. Scorro date senza memoria, abbandonato a ricordi non miei. Terse, le tue lacrime solcano il mio viso, sussurrando nomi che la tua voce, mai tanto mia, fa vibrare d'incenso e di preghiera.

"...the killing left 1.070.000 people dead. Rwandan society as a whole would have to live with the aftermath of this trauma: over 300.000 orphans..."

In calce, indelebile come un'unzione, la cupa traccia dell'inchiostro annuncia il tuo nome. Mentre osservo, in balia di una cruda dolcezza, la luce dei tuoi occhi invade i miei. L'eco del tuo nome, naufraga tra le note di una partitura scomposta, vomita volti e luoghi cari, grida e canti di bambini, lunghi silenzi in trepida attesa di un'auto lontana.

Fui io a vederla: la cicatrice che scalfì la tenera giovinezza di chi ami è ora pegno del tuo dono per me. Ne avrò cura, come tenero il giorno lambisce l'ultimo raggio delle stelle, prima ancora che sia domani e la vita soffochi nell'oblio il buio della notte ch'è passata.

Oltre il tempo, oltre i margini foschi del cielo, chiamaci ancora per nome: abbi cura di noi, gracili steli nutriti d'erica e d'autunno. Sorridici: sei per noi. Sei papà. Per sempre.

Nessun commento:

Posta un commento