martedì 13 gennaio 2009

Dovrai sempre aspettarmi...


Leggo le poche righe con cui ti congedi da me,
paghi di una giornata trascorsa insieme.
"Mi hai aspettato, e hai fatto bene... Ma dovrai farlo sempre..."

Il primo giorno in cui mi parlasti del tuo paese seppi che tutto vi si muove senza fretta, con la grazia antica di chi ha vissuto una storia di lacrime e ora indulge nella tiepida pace della consolazione.

Chissà... i vostri dei non scagliano, forse, tuoni roboanti tra selve di cristallo, né ordiscono arabeschi di calce e d'avorio. Ciò che per noi è l'opaca patina di una metafora per voi è la traccia, fragile eppur vera, di una realtà che abbiamo dimenticato.

"Scorrere" è là solo il ritmo cadenzato del fiume,
giocoso d'intarsi tra fronde e selciati.
"Scorrere" è qui la sfiancante tortura del tempo:
noi non lo abbiamo, e lui non ci ha.

Aspettare, non per vincere, non per avere.
Aspettare... come se sapessimo veramente farlo.

Aspettami: lo chiedo io a te, stella di una Notte
che tremula vide il riposo di un Dio.
Aspettami nella tua terra: imparerò dal silenzio
l'attimo che spira immune al tracollo del tempo.

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